PERCHE’
E’ SORTA BETHANIA
E CHI E’ SUOR SANTINA
A Siracusa, nell’incantevole azzurra conchiglia del porto grande,
si fronteggiano l’isoletta di Ortigia e la penisola della Maddalena:
una è la perla dai magici richiami impreziosita di storia antica,
l’altra è il promontorio Plemmirio ingemmato dal verde
e dal canto delle onde. In questo braccio di terra prospiciente Ortigia,
è sorto negli anni 1960/70 il Villaggio Bethania.
Un
insieme di ariose costruzioni, abbellito da viali di conifere e perimetrato
da 17 plastici in mosaico della Via Crucis e 8 mosaici della vita
d’infanzia di Gesù, caratterizza l’abitato. E’
stato già eretto, ed è in fase di completamento, il
Santuario dedicato a Gesù Sacerdote Misericordia Infinita.
Può essere considerato un monumento elevato “Al Sacerdote”
di ogni tempo una statua in bronzo raffigurante S. Pio da Pietrelcina.
Questo complesso architettonico è l’apparato esteriore
dell’Opera Sacerdotale: un’istituzione rimasta in sofferta
gestazione per alcuni anni, ed avviata ad un cammino esistenziale
nel novembre 1973 con le prime Suore Ausiliarie di Gesù Sacerdote
Misericordia Infinita. C’è ancora, comunque, tanta strada
da percorrere.
L’Opera mira ad essere un centro propulsore di spiritualità
sacerdotale, una comunità “Bethania” di Sacerdoti
assistiti da Ausiliarie e dediti all’ufficio di mediatori della
Misericordia Infinita, in un’oasi di pace e di preghiera.
Gesù è stato l’ispiratore di tale Opera, perché
è Lui che più volte ha dolcemente insistito con la mistica
Suor Maria Santina Scribano delle Suore del Sacro Cuore di Gesù
per vederla realizzata.
La vita semplice e contemplativa di Suor Santina merita di essere
maggiormente conosciuta ed apprezzata: perché ella, oltre ad
essere la grande animatrice dell’Opera Sacerdotale Bethania
è stata la migliore benefattrice dei Sacerdoti con la sua quotidiana
immolazione.
Già nell’anno 1939, durante il noviziato, come madre
spirituale delle anime consacrate aveva chiesto: “O Signore,
voglio essere l’ostia dei tuoi sacerdoti. Voglio essere sacrificata
affinché essi siano santi”. Più tardi, il 2 dicembre
1950, scriveva: “Fa che io non possa vivere senza soffrire”.
Il suo calvario spirituale era iniziato da tempo, con la morte della
madre il 9 novembre 1923, quando lei aveva appena l’età
di sei anni. Poi era continuato con le umiliazioni di cinque anni
di attesa prima di essere accolta, il 22 aprile 1938, fra le Suore
del Sacro Cuore di Gesù di Ragusa. Qui nella mortificazione
interiore sempre più struggente aveva conquistato la piena
padronanza di sé e si era allenata a fronteggiare le ondate
di indicibili sofferenze che l’avrebbero investita sino alla
morte, avvenuta il 12 maggio 1968.
Quasi venti volte, da quel 27 aprile 1946, sabato in Albis, quando
per la prima volta udì la voce di Gesù che la chiamava
ad una missione particolare era stata sottoposta ad interventi chirurgici,
oltre ad essere flagellata da una aracnoidite spirale che gradatamente
le aveva procurato la paralisi completa, così da trascorrere
gli ultimi 6 anni della sua vita immobile su di una sedia a rotelle.
Ma, anche se i suoi limpidi occhi erano spesso imperlati di lacrime,
Suor Santina aveva sempre conservato la serenità interiore,
e nel silenzio e nel nascondimento aveva consumato il suo martirio
d’amore.
Inoltre c’è da annotare che l’8 dicembre 1950 la
sua anima mistica aveva fatto il voto di pieno abbandono di donazione
totale a Gesù, e che il 2 febbraio 1951 aveva aggiunto il voto
di vittima espiatoria per i sacerdoti: l’una e l’altra
offerta erano come due cambiali in bianco da lei rilasciate a Gesù
Crocifisso, il quale provvedeva ad avvalersene applicando a lei quella
legge di compensazione e di sostituzione che Lui stesso aveva iniziato
sul calvario.
Questa sublimante e silenziosa donazione senza limiti di Suor Santina
è stato lo sbocco conseguente del suo ininterrotto colloquio
interiore col Signore, raggiungendo spesso slanci mistici elevatissimi,
e a quella “Unione Trasformante” avvenuta il 1° aprile
del 1962, come si può rilevare dalle “note intime”
da lei scritte per volontà esplicita di Gesù e per obbedienza
ai direttori spirituali.
Suor Santina aveva ricevuto solo l’istruzione di scuola elementare
(appena la quarta), e il diploma di infermiera professionale, ma chi
legge con pacata attenzione il I e il II volume del suo Diario Spirituale
sperimenta felici pause di godimento interiore per la perspicacia
umana e teologica dei pensieri espressi con limpidezza e semplicità
di forma. Per cui è evidente che siano stati scritti sotto
l’ispirazione divina.
Sono vitamine spirituali, che avviano al colloquio interiore e fanno
vibrare l’anima… come un’arpa birmana.