BETHANIA
NEL CONTESTO EVANGELICO
Non
è un nome magico, un’espressione misteriosa, un parla
strana. Quante volte mi sento interrogare con occhi da chi ascolta
questo nome. Chi ha più coraggio e più forza di affrontare
il disagio, domanda a che corrisponda questa parola.
E giù a rispondere con citazioni, riferimenti e immagini per
dare una conoscenza rudimentale, ma pure spirituale e ascetica, oltre
che storica e geografica, nonché topografica, tratta dai Vangeli,
dai reperti archeologici e dai pellegrinaggi in Terra Santa ove non
può mancare la visita a “Bethania” con la tomba
di Lazzaro.
Il D. E. S., alla parola “Bethania” risponde: Villaggio
della Palestina, sul Monte degli Ulivi, fra Gerusalemme e Gerico;
spesso ricordato nei Vangeli come patria di Lazzaro, Marta e Maria.
La E. C., più ampiamente , alla pagina 1506 del II vol., informa:
Bethania…Villaggio presso Gerusalemme sul fianco orientale del
Monte degli Ulivi, a 15 stadi (ca. m. 2800) da Gerusalemme (Gv. XI,
18); noto soprattutto come il borgo di Marta, Maria e Lazzaro, nella
cui casa Gesù amava soggiornare.
Di là Egli partì per il Suo ingresso trionfale in Gerusalemme,
e vi ritornò la sera stessa (Lc. XIX,39; Mc. II, 11; Mt. XXI,
17), poi la sera dei giorni successivi precedenti la Passione.
Ma è nota soprattutto per la resurrezione di Lazzaro (Gv. XI,
1-44). I cristiani non cessarono di recarvisi per venerare il sepolcro
di Lazzaro, sul quale nel IV sec. fu eretta una chiesa, e da quell’epoca
il nome di Bethania cominciò ad essere sostituito con quello
di Lazarium, dagli Arabi trasformato in el’Azarijjeh.
Tale chiesa fu proprietà del S. Sepolcro fino al 1138 e disparve
solo nel sec. XVI. La regina Melisenda (sec. XVII) fece costruire,
non lontano dal sepolcro di Lazzaro, una chiesa decorata di belle
pitture, in onore di Marta e Maria, anch’essa scomparsa.
L’odierna el’Azarijjeh è un ammasso di case costruite
per lo più con materiale proveniente da antichi edifici religiosi;
conta poco più di 700 abitanti, tutti musulmani e tende a spostarsi
verso oriente dal luogo dell’antica Bethania, dove si mostra
ancora una tomba che una tradizione, attesta fin dal sec. IV, identifica
con quella di Lazzaro.
v
E’ il paese dell’Amicizia,
della Fraternità, dell’Amore (Gv. XI, 5: “Gesù
voleva molto bene a Marta, a sua sorella Maria. Lazzaro era fratello
di Maria,… essi abitavano a Bethania insieme con Marta, loro
sorella”).
v
Il paese dell’Ospitalità
(Lc. X, 38: “Mentre era in cammino con i suoi discepoli, Gesù
entrò in un villaggio e una donna, che si chiamava Marta, lo
ospitò in casa sua”).
v
Il paese dell’Agape (Mc. XIV, 3: “…Gesù si
trovava a Bethania, in casa di Simone, quello che era stato lebbroso.
Mentre erano a tavola, venne una donna con un vasetto di alabastro,
pieno di un profumo molto prezioso…”). (Mt. XXVI, 6) Idem.
v
(Gv. XII, 1-9: „Sei
giorni prima della pasqua ebraica Gesù andò a Bethania,
dove c’era Lazzaro, quello che egli aveva risuscitato dai morti.
Lì prepararono per Lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era
uno dei commensali… Una gran folla venne a sapere che Gesù
era a Bethania, e ci andò…).
v
Il paese del Dolore rassegnato
e della Divina pietà (Gv. XI, 33-35 “…quando Gesù
vide Maria che piangeva, e vide piangere anche quelli che erano venuti
con lei, fu scosso dalla tristezza e dall’emozione. Gesù
domandò: “Dove l’avete sepolto?”. Risposero:
“Signore, vieni a vedere”. Gesù si mise a piangere.
Allora la gente disse: “Guarda come gli voleva bene!”).
v
E’ il paese della
Resurrezione dell’Uomo e della prova della Messianità
e della Divinità di Cristo (Gv. XI, 38-45: “…allora
Gesù ebbe un nuovo fremito di tristezza. Poi giunse alla tomba.
Era scavata nella roccia e chiusa con una pietra. Gesù disse:
“Togliete la pietra!”. Marta, sorella del morto, osservò:
“Signore, da quattro giorni è lì dentro; ormai
puzza!”.
Gesù replicò: “Non ti ho detto che se credi vedrai
la gloriosa potenza di Dio?”.
Allora spostarono la pietra. Gesù alzò lo sguardo al
cielo e disse: “Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato.
Lo sapevo, che mi ascolti sempre. Ma ho parlato così per la
gente che sta qui attorno, perché credano che tu mi hai mandato”.
Subito dopo gridò con voce forte: “Lazzaro, vieni fuori!”.
Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti nelle bende e con
il viso coperto da un lenzuolo. Gesù disse: “Liberatelo
e lasciatelo andare”. La gente che era venuta a trovare Maria
vide quello che Gesù aveva compiuto. Molti di loro perciò
credettero in lui”).
v
Il paese della Contemplazione
(Mt. XXI, 17: “…poi se ne andò via, uscì
dalla città e passò la notte a Bethania”). (Lc.
X, 39-42: “…Marta si mise subito a preparare per loro
ed era molto affaccendata. Sua sorella invece che si chiamava Maria,
si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quello che
diceva. Allora Marta si fece avanti e disse: “Signore, non vedi
che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille di aiutarmi!”.
Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti
preoccupi di troppe cose! Una sola cosa è necessaria. Maria
ha scelto la parte migliore, e nessuno gliela porterà via”).
v
Il paese del Distacco,
dell’Ascensione (Lc. XXIV, 50: “…poi Gesù
condusse i suoi discepoli verso il villaggio di Bethania. Alzò
le mani sopra di loro e li benedisse…).
v
Il paese dell’Inaugurazione
del re povero e mansueto (Mt. XI, 1-11 e segg.; Lc. XIX, 29: “…quando
fu vicino al villaggio di Betfage e di Bethania, presso il monte degli
ulivi, Gesù mandò due discepoli. Disse loro: “Andate
nel villaggio che sta qui di fronte…”).
Bethania di Siracusa è:
v
Un ritiro, un eremo, un’oasi
del popolo di Dio, dei poveri di Jahvè.
v
Un luogo dove si compie
l’esodo dalla schiavitù delle cose alla libertà
dei figli di Dio, dalla morte alla resurrezione, dall’egoismo
al dono, dall’individualismo alla comunione.
v
Uno strappo al peso della
folla, all’opera di massificazione e di alienazione imperante.
v
Un ambiente adatto alla
preghiera e alla meditazione prolungata.
v
Una sorgente di pura
solitudine col Padre e di profonda unione coi fratelli.
v
Una perenne ricerca individuale
e comunitaria di Dio, una perenne festa dell’incontro con Lui.
v
Una speranza di salvezza
dell’integrità dell’uomo e della sua civiltà.
Andare a Bethania di Siracusa
v
Significherà individualmente
e comunitariamente isolarsi, distaccarsi dalle cose e dalla massa,
principio indiscusso di sanità mentale.
v
Significherà abituarsi
all’autonomia personale, a restare coi propri pensieri, la propria
preghiera, la propria vocazione.
v
Significherà andarsi
a caricare dell’energia dell’Amore e della Luce di Dio,
per diventare e restare Amore e Luce per i fratelli.
v
Significherà andare
a fare il tentativo di immergersi fino in fondo nel divino, per poi
incarnarsi fino in fondo nell’umano.
v
Significherà realizzare
il proverbio che dice: “Allontanate le tende per avvicinare
i cuori” per uomini schiacciati dal cemento, soffocati dalla
folla, disintegrati dal ritmo monotono di una vita vertiginosa e voluttuosa.
v
Significherà realizzare
in se stessi la dimensione verticale dell’esistenza, il rapporto
con Dio, la necessità di una preghiera prolungata, un ”a
tu per tu” col trascendente.
v
Significherà,
finalmente, mettersi nelle condizioni di realizzare integralmente
il cristianesimo, che è la Croce, vissuta fino al martirio,
dei due amori: quello del Padre e quello dei fratelli.
Per realizzare tale scopo Bethania
sarà l’espressione massima della
Semplicità, della Povertà, del Raccoglimento e della
Pace.
Lo Stile stesso deve essere un messaggio: uno stile rustico al servizio
dell’Essenzialità, un ponte tra l’aldilà
e l’aldiquà delle cose.
Bethania nasce dal sacrificio
dei “chiamati” e da quello dei “conquistati”
giammai da “collette organizzate”.
Bethania vuole essere il frutto
concreto di una Testimonianza concreta, un
discorso di disinteresse in un mondo di interessi: una Testimonianza
di dono senza calcolo, di servizio senza “Grazie”!
Linee di spiritualità
Lo stile della
spiritualità di Bethania nasce da un Cristianesimo inteso come
colloquio intimo e continuato con Cristo, fatto per virtù di
amore, centro di tutta la propria vita, dei propri pensieri, delle
proprie azioni, dei propri problemi, dei propri desideri, dei propri
rapporti, di tutto ciò che si è e di tutto ciò
che si ha.
E giacché l’amore o trova o fa simili le persone amate,
e nelle azioni (morale) e nelle idee (fede), lo stile di vita sarà
lo stesso stile di vita di Gesù.